L’age management è un approccio adottato nelle organizzazioni solo di recente. Non è raro sentir parlare di Generazione X, Generazione Y, baby boomers, ecc anche nei contesti organizzativi.
Ma cosa si intende esattamente con queste espressioni e quali implicazioni hanno nella vita aziendale?
Una sintesi di questi aspetti è contenuta nel lavoro di Al-Asfour e Lettau del 2014 (scarica l’articolo) che, nello specifico, trattano il tema dello stile di leadership più congeniale alle diverse generazioni che costituscono la forza lavoro attuale.

Ciascuna generazione costituisce un gruppo (o coorte) con valori, atteggiamenti e convinzioni proprie, che possono influire sul modo in cui i leader guidano i loro dipendenti. Sembra abbastanza consolidata l’idea, supportata anche da evidenze scientifiche), che ci siano notevoli differenze e che sorgano incomprensioni e tensioni tra colleghi di lavoro appartenenti a generazioni diverse.
Queste differenze generazionali, se non vengono ben capite e gestite, possono causare gravi problemi, come inibire il trasferimento di informazioni cruciali dai dirigenti ai dipendenti neoassunti.

Generazioni e preferenze nello stile di leadership

Al-Asfour e Lettau individuano 3 generazioni che attualmente convivono nei luoghi di lavoro:

  • Baby Boomer, nati tra il 1944 e il 1960;
  • Generazione X, nati tra il 1961 e il 1980;
  • Generazione Y, nati tra il 1981 e il 2000.

Baby boomers

Chiamati anche Love Generation, Woodstock Generation o Sandwich Generation sono cresciuti nel periodo dopo la II guerra mondiale e della lotta per affermare i diritti civili, valorizzano l’individualizzazione, l’autoespressione e l’ottimismo. Inoltre, la maggioranza di essi ha dimostrato una certa maniacalità nel lavoro, guidata solo dagli obiettivi di carriera.
Risultano egocentrici, diffidenti nei confronti dell’autorità, orientati alla famiglia e molto attenti alla salute e al benessere.
Le sfide per la leadership derivano, in gran parte, dal rapido ritmo dei cambiamenti tecnologici.
Infatti, non essendo cresciuti con i computer, i Baby Boomers tendono a resistere all’uso pervasivo delle ICT sul posto di lavoro.
Per questo, il mentoring può rivelarsi un ottimo strumento da utilizzare per mettere in contatto questa generazione con quelle più giovani, in uno scambio reciproco che vede da un lato la conoscenza acquisita e sedimentata negli anni, dall’altro l’uso disinibito delle nuove tecnologie.
Infine, credono nello stile di leadership partecipativo e coinvolgente nel processo decisionale, motivo per cui la leadership trasformazionale rappresenta lo stile ideale per questa generazione.

Generazione X

Generazione Y

Chiamata in svariati modi tra cui Net Generation, iPod Generation e Millennials, è caratterizzata da autosufficienza , da un forte senso di indipendenza e autonomia. Gli individui di questa generazione sono fortemente influenzati dalle immagini (vedi l’uso continuo di YouTube e Instagram), raccontano molto delle loro esperienze sui social, sono fortemente motivati verso le percezioni che hanno (e che attribuiscono al) del successo.
I valori pregnanti sono la libera scelta, la personalizzazione, l’integrità, la collaborazione, la velocità, l’intrattenimento e l’innovazione.
Lo stile di leadership ideale, per rispondere alle aspettative di questa generazione, deve fornire feedback continuo e immediato, identificare confini ben precisi, offrire programmi di mentoring, garantire attività formative e momenti di apprendimento sul lavoro.

Generazione Z

E’ la generazione nata a partire dal 2001, che oggi ha 18 anni e che in parte inizia ad affacciarsi sul mondo del lavoro. Non ha mai vissuto senza Internet ed è molto esperta di nuove tecnologie.
Alcuni studi descrivono questi giovani come nuovi conservatori, che si rifanno ai valori tradizionali, attribuendo molta importanza a all’unità familiare, all’autocontrollo e al senso di responsabilità.
Sono convinti di poter avere un impatto sul mondo e hanno una spiccata immaginazione.
Non esistono ancora dati sulle preferenze negli stili di leadership di questa giovanissima generazione.

Conclusioni

Per venire incontro alle esigenze e alle aspettative di una forza lavoro sempre più diversificata, i leader non hanno altra scelta se non quella di adottare degli stili flessibili, adattandoli di volta in volta al team o ai singoli collaboratori.
Una delle responsabilità dei leader è quella di massimizzare gli obiettivi di produttività, sfruttando al meglio le risorse dei dipendenti. Questo si può raggiungere facendo leva sulla diversità generazionale, creando un ambiente favorevole alle interazioni costruttive tra i collaboratori e/o i componenti del team.

I leader più esperti dovrebbero sviluppare nuovi modelli di lavoro di gruppo e nuove modalità formative, in cui l’apprendimento e la collaborazione giocano un ruolo assolutamente centrale.

Un’ultima riflessione: l’eccessiva categorizzazione può avere anche effetti negativi (come la creazione di stereotipi e pregiudizi). Per questo, posto che alcune caratteristiche peculiari appartengano a una data categoria/generazione, non è mai una buona idea dare per scontato che una qualunque persona, in base all’età anagrafica, avrà per forza queste caratteristiche.
Per fare un esempio: ci sono ottantenni che sanno usare perfettamente il computer e interagire sui social, con un’ottima impressione di questi strumenti.

Altre risorse su questo argomento sono reperibili sul database

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