Tag: apprendistato

Divario di genere negli stipendi, regole INAIL per lo smart working, welfare nei CCNL

Divario di genere negli stipendi, regole INAIL per lo smart working, welfare nei CCNL

Iniziamo il 2018 con alcuni interessanti approfondimenti su: disparità di trattamento economico tra uomini e donne, le regole INAIL per gestire lo smart working, l’inserimento del welfare aziendale nei contratti collettivi

I. Betti (2018). Una giornalista di BBC si è dimessa perché pagata meno dei colleghi maschi. L’HuffingtonPost

Ha scoperto di essere stata pagata, per anni, molto meno rispetto ai suoi colleghi uomini e per questo ha deciso di lasciare il suo lavoro. Carrie Gracie, capo dell’ufficio di BBC News in Cina, ha protestato contro la disparità degli stipendi e ha espresso tutta la sua rabbia in una lettera, pubblicata sul suo blog. “Nel corso dei trent’anni che ho passato alla BBC, non ho mai pubblicamente criticato l’azienda per la quale ho lavorato e che ho amato. Non sto chiedendo più soldi … Leggi

A. Perkins (2018). Carrie Gracie’s dispute with the BBC isn’t about money – it’s about integrity. The Guardian

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Alternanza scuola-lavoro in Italia: come funziona?

Alternanza scuola-lavoro in Italia: come funziona?

negli ultimi anni l’alternanza scuola-lavoro è diventato un tema centrale nel sistema d’istruzione italiano, divenendo una pratica didattica molto diffusa.
Per questo sono stati pubblicati i risultati di alcune iniziative specifiche, come il progetto ELVETE
in cui tra i partner vi è anche AICA, oppure le iniziative portate avanti dal centro Iprase di Trento e riportate nell’ultimo numero di RicercAzione del 2014.

Di recente il MIUR ha pubblicato una guida per le scuole sui percorsi di alternanza.

Normativa

La Legge 107/2015, che rientra all’interno del piano conosciuto come La buona scuola:

  • prevede l’estensione e il consolidamento dell’alternanza scuola lavoro negli ultimi tre anni di tutti gli indirizzi di studio della scuola secondaria di secondo grado, con un monte ore obbligatorio per tutti gli studenti, che varia a seconda del corso di studi prescelto;
  • stanzia un fondo specificamente dedicato all’alternanza;
  • amplia notevolmente la rete delle collaborazioni legate all’alternanza, estendendone l’accesso agli ordini professionali, a musei, a settori culturali, artistici e musicali, a enti sportivi;
  • prevede la costituzione, presso le Camere di commercio, industria artigianato e agricoltura (CCIAA) territorialmente competenti, di un apposito Registro nazionale per l’alternanza, con
    l’elenco delle imprese e degli enti pubblici disponibili a ospitare studenti in alternanza.

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Apprendistato: perchè non funziona bene in Italia?

Come accennato in questo post in Italia l’apprendistato costituisce, sostanzialmente, una tipologia contrattuale. Questo denota una differenza abissale con gli altri Paesi europei, come riportato nell’analisi comparativa dell’ebook n. 24 dell’ADAPT
in cui si sottolinea come pur presentando notevoli differenze tra un Paese e l’altro – legate a concezioni del lavoro e modelli formativi diversi -, nel resto d’Europa l’apprendistato ha una forte valenza formativa, ossia costituisce un sistema integrato tra mondo della scuola (in senso lato) e del lavoro.
In Italia, invece, è un contratto di primo inserimento, con consistenti incentivi, ma poco formativo.

Questa tendenza è confermata anche nel XV rapporto sul monitoraggio dell’apprendistato dell’ISFOL del 2015, nel quale emerge come tra le varie forme contrattuali previste, l’apprendistato di tipo professionalizzante continui a essere quello maggiormente sfruttato (91% nel 2013), mentre rimane modesta la diffusione dell’apprendistato per la qualifica e il diploma professionale e dell’apprendistato di alta formazione e ricerca (appena il 9%).

Normativa

Nel Bollettino ADAPT 2015 (ebook Labour Studies)
Tiraboschi evidenzia che il recente D.lgs 81/2015 mantiene le tre tipologie di apprendistato, già previste nel Testo Unico del 2011:

  • I livello, viene legato al conseguimento dei titoli di istruzione secondaria superiore;
  • II livello o professionalizzante, non presenta sostanziali modifiche, fatta eccezione per il fatto che ai fini della loro qualificazione o riqualificazione professionale è possibile assumere secondo questa forma e senza limiti di età, i lavoratori beneficiari non solo dell’indennità di mobilità ma ora anche, rispetto al Testo Unico del 2011, di un trattamento di disoccupazione. ;
  • III livello, si conferma destinato alla formazione universitaria (master, lauree triennali e specialistiche, dottorati di ricerca), all’attività di ricerca e, infine, al praticantato per l’accesso alle professioni ordinistiche.

In questo quadro, l’apprendistato di I e III livello sono strutturati per integrare formazione e lavoro in un sistema duale simile, almeno nelle intenzioni del legislatore, a quello tedesco.

Criticità

D’Aniello, Copparoni e Girotti su Rivista Formazione Lavoro Persona (2012)
evidenziano alcune criticità relative all’apprendistato in Italia:

  • è considerato come una minorità culturale, che lo relega a una scelta residuale. Poggia su un pregiudizio aristocratico e classista della separazione tra studio e lavoro, tra attività manuale e intellettuale, che mette in cima alla classifica delle istituzioni formative il liceo, seguito dagli istituti tecnici, da quelli professionali, dalla formazione professionale e, solo per ultimo, dall’apprendistato, che non sempre viene considerato formazione, ma piuttosto lavoro per il sostentamento;
  • è legato esclusivamente agli aspetti economici. Di conseguenza gli obiettivi del lavoro sono completamente slegati da quelli della vita e della formazione permanente;
  • è stato svolto, finora, con modalità inadeguate dal punto di vista organizzativo e didattico, per cui non è stata creata alcuna relazione tra gli aspetti teorici fuori dall’azienda e quello che realmente serve all’apprendista all’interno dell’azienda;
  • i problemi culturali sono più accentuati nelle PMI, dove spesso la gestione familistica corrisponde a una visione paternalistica e tayloristica del lavoro;
  • la concezione erronea dell’apprendistato è evidente nei risultati conseguiti sui tre livelli di apprendistato, in particolare nel fatto che il 25% degli apprendisti professionalizzanti ha oltre 25 anni e il 60% è in possesso solo del titolo della secondaria di primo grado, mentre l’alto apprendistato rimane tuttora una promessa incompiuta.

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