Ricerche

Razzismo al lavoro: un problema che parte da lontano

Razzismo al lavoro: un problema che parte da lontano

Il caso George Floyd ha riacceso i riflettori sul razzismo, un problema che negli States non è mai stato risolto e che, grazie anche al movimento “Black lives matter”, ha ricevuto attenzione in tutto il mondo.
Diverse testimonianze (come questa) evidenziano che anche professionisti inseriti in contesti lavorativi ritenuti in assoluto tra i più innovativi, come la Silicon Valley, denunciano discriminazioni e/o indifferenza nei confronti di atti di razzismo, vivendo tali situazioni in modo frustrante e del tutto alienante.

Sembra sempre più evidente che parlare di inclusione delle persone di colore e, in generale, di tutte le minoranze, non sia più sufficiente, ma serve, in tutti i contesti e ai vari livelli, passare all’azione.

Qual è il ruolo delle imprese rispetto a questi problemi? Cosa fanno quelle più virtuose e cosa dovrebbero fare le altre quando si verificano eventi sulle diversità con un forte impatto mediatico come negli USA in questo periodo? Per rispondere a queste domande Harvard Business Review ha messo a disposizione una serie di articoli, con indicazioni pratiche per i manager e i leader, attraverso cui si gioca il futuro di questa importantissima sfida.
Vediamo nel dettaglio alcune tra le indicazioni che ci sembrano più incisive.

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Smart working: strategia per il diversity management, ma non solo

Smart working: strategia per il diversity management, ma non solo

Ultimamente abbiamo assistito alla diffusione del lavoro agile o smart working, con una grande risonanza sui media nazionali. Non è chiaro, però, se effettivamente di questa nuova modalità di lavoro sia tutto positivo e in che misura potrà essere mantenuta anche dopo la crisi dovuta al coronavirus.
Proviamo a fare il punto sullo smart working, senza alcuna pretesa di essere esaustivi, cercando di evidenziarne i punti di forza e di debolezza, le dinamiche psicologiche e i processi organizzativi che entrano in gioco e alcune buone pratiche che finora hanno avuto effetti positivi sul benessere dei lavoratori.

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Formalità e informalità nelle pratiche di diversity management

Formalità e informalità nelle pratiche di diversity management

Diversi studi e numerose esperienze sul campo indicano, da tempo, che non basta adottare politiche di diversity management, ma è necessario monitorarne l’impatto e gestire il cambiamento che esse comportano, se non si vuole andare incontro a fallimenti e innalzamento nei livelli di disuguaglianza e di fenomeni di discriminazioni. Uno dei motivi principali di questi problemi è che i processi…

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Agricoltura sociale: buone pratiche di inserimento lavorativo e innovazione sociale

Agricoltura sociale: buone pratiche di inserimento lavorativo e innovazione sociale

La Legge 141/2015 promuove l’Agricoltura Sociale (AS) quale forma di multifunzionalità delle imprese agricole (capacità di fornire funzioni multiple, non legate esclusivamente alla produzione di beni alimentari), dàndo avvio allo sviluppo di interventi e di servizi sociali, socio-sanitari, educativi e di inserimento lavorativo, con la finalità di facilitare l’accesso alle prestazioni essenziali alle persone, alle famiglie e alle comunità locali in tutto il territorio nazionale e, in particolare, nelle zone rurali e/o svantaggiate.
Nel rapporto dello studio Farmimg for health, curato da Daniela Pavoncello – ricercatrice INAPP (già ISFOL) – sono raccolte, sistematizzate e approfondite, per la prima volta, le esperienze di agricoltura sociale presenti sull’intero territorio italiano. Obiettivo specifico dello studio è quello di individuare le realtà che hanno coinvolto le persone con disabilità.
In generale, i risultati evidenziano che l’adozione della multifunzionalità, in linea con i principi della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, costituisce una modalità efficace di riabilitazione e inclusione, oltre che un’opportunità economica per lo sviluppo sostenibile dei territori.

Diffusione dell’agricoltura sociale nell’UE

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Disabilità e mercato del lavoro

Disabilità e mercato del lavoro

La disabilità continua a essere un fattore discriminante per l’inclusione lavorativa. Silvia Angeloni – professore associato di Economia Aziendale presso l’Università del Molise – fa il punto sulla situazione nel recente studio Un’analisi dell’occupazione mediante il modello di regressione logistica, pubblicato nel volume “Inclusione 3.0” all’interno della collana “Traiettorie Inclusive” da Franco Angeli.

Il lavoro, che ha il fine di indagare le condizioni occupazionali delle persone con disabilità, ha coinvolto un campione di giovani in possesso della laurea triennale.
Mediante interviste sono stati raccolti alcuni dati demografici e relativi al background personale e familiare, tra i quali:

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3 Aspetti del Diversity Management che non vanno bene

3 Aspetti del Diversity Management che non vanno bene

Negli ultimi 10 anni, l’attenzione al tema del diversity management è andata crescendo. Attualmente si registrano numerose iniziative di comunicazione e sensibilizzazione, soprattutto da parte di grandi aziende, che per prime hanno inserito la valorizzazione delle diversità tra le loro priorità.
Non mancano, come abbiamo già sottolineato in post precedenti, alcune criticità sull’impiego di queste pratiche, tra cui l’uso della formazione come fenomeno di tendenza o l’uso scorretto del diversity management per nascondere comportamenti socialmente “irresponsabili”.

In questo post focalizziamo l’attenzione su alcuni effetti negativi che possono avere le pratiche di diversity management, quando applicate seguendo la “linea di pensiero” dominante, cioè

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Il report non finanziario: è uno strumento utile?

Il report non finanziario: è uno strumento utile?

Per definizione, un report sulla responsabilità sociale d’impresa (CSR report) è uno strumento di comunicazione, che intende fornire informazioni, sia all’interno che all’esterno sull’approccio adottato dall’impresa e sull’attuazione delle politiche di responsabilità sociale.
Inizialmente, il report sociale è stato utilizzato dalle grandi aziende, soprattutto quelle del settore industriale localizzate nell’Europa occidentale.
A cavallo tra gli anni 90′ e 2000 l’attenzione si è tendenzialmente spostata dalla rendicontazione sociale a quella ambientale, in linea con la crescente sensibilità dell’opinione pubblica per i temi ambientali e per la definizione di alcuni concetti come quello di sviluppo sostenibile.
Più di recente, le 2 dimensioni (sociale e ambiental)e sono state fuse nel concetto di report non finanziario, che interessa anche questioni economiche.

Qual è, attualmente, la qualità delle informazioni fornite dai report non finanziari e come vengono sfruttati dalle imprese?

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La gestione della diversità generazionale e i comportamenti di cittadinanza organizzativa: una relazione importante

La gestione della diversità generazionale e i comportamenti di cittadinanza organizzativa: una relazione importante

L’innalzamento dell’età pensionabile ha avuto, tra le sue principali conseguenze, una maggiore diversificazione della forza lavoro, per cui persone con età molto diverse si trovano a lavorare nello stesso team e/o ufficio. L’età diventa così uno dei principali aspetti del diversity management.
Per questo, la gestione delle risorse umane (Human Resource Management o HRM), intesa come funzione organizzativa, può svolgere un ruolo importante mediante l’attuazione di politiche aziendali inclusive, capaci di ridurre le disuguaglianze, attrarre, sviluppare, trattenere e motivare dipendenti e collaboratori molto diversi tra loro, rispondendo a esigenze specifiche.

tra gli elementi che diversificano la prestazione – – intesa in senso ampio, in quanto non si riferisce solo all’esecuzione dei compiti (task), ma anche ai comportamenti extraruolo – in base all’età, presi in considerazione sia dall’esperienza sul campo che dalla ricerca empirica, si annoverano i comportamenti cosiddetti di cittadinanza organizzativa.

Cosa sono e in che modo, a livello pratico, aiutano nella gestione dei team e delle organizzazioni diversificati per l’età dei loro componenti?

Definizione di OCB

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Politiche aziendali per la diversità: Istruzioni per l’uso

Politiche aziendali per la diversità: Istruzioni per l’uso

Quando nel 2013 il Presidente di Barilla affermò che nelle pubblicità della pasta prodotta dalla sua azienda non sarebbero mai apparse persone omosessuali e che queste, se non fossero state d’accordo, avrebbero potuto comprare la pasta di un’altra marca, si scatenò una bufera mediatica che lo travolse: i dirigenti USA dell’azienda si dissociarono da queste affermazioni e, nel giro di poco tempo, fu indotto a scusarsi e ritrattare.
Nell’anno seguente la Barilla si distinse per le sue politiche gay friendly, ricevendo anche riconoscimenti internazionali

Ora, che Guido Barilla si sia realmente pentito o meno delle sue affermazioni probabilmente non interessa a nessuno. Il dato di fatto della vicenda è che le politiche per la diversità costituiscono un ottimo strumento di marketing con un impatto positivo sul ROI (Return on Investment) e che, quindi, alle aziende conviene (economicamente parlando) essere diversity friendly sia all’interno verso il personale sia all’esterno (Responsabilità Sociale d’Impresa).
Concetto, peraltro, che abbiamo più volte ribadito lo scorso novembre al I Convegno Nazionale sul Disability Management.

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Disability Management: buone pratiche e prospettive future in Italia

Disability Management: buone pratiche e prospettive future in Italia

C’è tempo fino al 24 ottobre per rispondere alla call for paper, per presentare un poster al primo convegno nazionale sul Disability Management, che si terrà a Milano il prossimo 25 novembre.
L’evento dal titolo “Disability management: buone pratiche e prospettive future in Italia”, ha come finalità quella di creare un momento informativo e formativo (di confronto, riflessione e dibattito) sul disability management, un tema ancora poco conosciuto in Italia – rispetto ad altri Paesi-, che possa stimolare nuove iniziative di qualità e creare le condizioni per l’impiego efficace delle persone con disabilità all’interno delle organizzazioni.
Tra i relatori: studiosi di fama nazionale e internazionale, esperti, manager di grandi aziende e operatori del terzo settore.

La call for paper, il form di registrazione per ricevere la newsletter e tutte le informazioni sono disponibili qui

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