Dare una definizione univoca di Disability Management è piuttosto complesso, come dimostrano gli studi e l’esperienza a livello internazionale sul tema, che spazia dai piani di disability management all’interno delle organizzazioni, ai servizi di Disability Case Management, offerti per esempio da strutture ospedaliere o da enti pubblici, che hanno lo scopo di aiutare le persone con disabilità a diventare più indipendenti e attive nella vita della comunità. I Case Manager stabiliscono un rapporto positivo di collaborazione con la persona e la loro rete di sostegno, come i familiari, e assistono la persona nell’identificare, contattare e organizzare i supporti di cui hanno bisogno per affrontare i problemi e raggiungere i loro obiettivi.

In ambito lavorativo si ricorre alla denominazione “Workplace Disability Management” (letteralmente gestione della disabilità sul luogo di lavoro), che riguarda tutti i casi di disabilità: da quelli congeniti o comunque presenti al momento dell’assunzione, a quelli di disabilità acquisita durante il periodo lavorativo, sia che questa sia acquisita nel contesto lavorativo, sia che sia estranea (per esempio incidenti stradali o malattie cronico-degenerative).
In quest’accezione, il Disability Management si configura come una strategia proattiva nell’identificare e risolvere tutti i fattori che impediscono alle persone, con qualsiasi tipo di disabilità, di accedere al lavoro (Geisen e Harder, 2011).

Al suo interno è possibile distinguere un aproccio più restrittivo, di matrice statunitense, secondo cui il Disability Management coincide con il Return To Work (RTW, in italiano rientro al lavoro) che, come suggerisce la parola stessa, è limitata ai casi di persone che presentano una disabilità quando stanno già lavorando.

Quadro di riferimento

A fare da sfondo ai contesti organizzativi in cui le politiche di disability management vengono adottate è il mercato del lavoro, caratterizzato da una grande fluidità dovuta alla diffusione delle nuove tecnologie, che portano notevoli cambiamenti sia nel modo di lavorare delle singole persone (per esempio lo smart working) , sia nei modelli di business (basti pensare all’Internet of Things o all’Open Innovation). Accanto a questo si registra una grave crisi socio-economica, di cui leggiamo spesso le cronache e ben documentata per esempio in “Io, Daniel Blake”, l’ultimo film del regista inglese Ken Loach, vincitore dell’ultima Palma d’Oro a Cannes, nelle sale da novembre.

I daniel Blake

Linnovazione tecnologica da sola non basta per apportare i necessari benefici, piuttosto sembra opportuno focalizzare l’attenzione sui cambiamenti nei processi produttivi, nelle nuove esigenze della formazione manageriale e di tutto il personale, nonchè di quella dei professionisti che ruotano attorno alle aziende.

Convegno nazionale

Sono questi appena descritti i presupposti su cui è maturata e si è sviluppata l’idea del convegno a elevato contenuto tecnico-scientifico Disability Management: buone pratiche e prospettive future in Italia, che si terrà presso il Politecnico di Milano il prossimo 25 novembre.
Interverranno rappresentanti delle istituzioni, studiosi ed esperti, pprovenienti da settori disciplinari diversi, manager di grandi imprese che da anni portano avanti politiche di Disability Management e professionisti del terzo settore.

Obiettivo della giornata è, da un lato quello di offrire un’approfondita e compiuta riflessione teorica, capace di fornire agli operatori economici e pubblici gli strumenti concettuali, i termini, l’inquadramento di vicende e istituti giuridici appropriati per poter gestire correttamente e proficuamente le politiche di inclusione; dall’altro favorire il dialogo tra il mondo accademico e quello dell’impresa, indispensabile per un arricchimento delle nuove strategie per l’inclusione, mostrando nel contempo le tecniche di valorizzazione della persona con disabilità e le opportunità di business per le imprese.

E’ disponibile la brochure dell’evento

Altri lavori sul disability management sono reperibili sul database

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