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Storytelling nell’e-learning

L’espressione digital storytelling (DST) è stata coniata da Dana Atchley negli anni ’80.
Come evidenziato da Thang, Mahmud e Tng – in un recente articolo pubblicato su JeLKS -, la preparazione di una storia digitale, richiede l’integrazione di alcuni dispositivi digitali nei metodi di narrazione tradizionali.
Alcuni software per il video editing di facile utilizzo, come Microsoft PhotoStory 3 o Windows Movie Maker, possono essere utilizzati per creare delle storie digitali di base, che costituiscono una serie di diapositive con la corrispondente narrazione o musica, in cui gli studenti possono registrare la loro voce e raccontare le loro storie.
Nel contesto formativo, il DST viene comunemente utilizzato come strumento didattico per educatori e, in molti casi, viene implementato come strumento per il lavoro di gruppo degli studenti.
Tale metodologia ha ricevuto molta attenzione anche in ambito scientifico, dove numerosi studi ne hanno rilevato gli effetti positivi.

Come riportato su e-Learning Industry
è noto che le storie rendono i contenuti e-learning più accattivanti e aiutano gli allievi a conservare le informazioni che stanno imparando.

La teoria narrativa

Il quadro di riferimento di tali metodologie è costituito dalla teoria narrativa, secondo cui, in generale, le storie sono il modo in cui si fa esperienza e si dà un senso al mondo.
Le storie costituiscono degli elementi naturali, per cui non si rende necessario neppure seguire la trama per sapere cosa sta succedendo; possono riguardare la vita di singole persone o di interi continenti, ma rimane invariato il modo in cui si trattano le informazioni e si dà un senso agli eventi.

Quando si pensa alla vita di una persona famosa, all’ascesa e alla caduta di un impero, oppure a una relazione affettiva, è facile individuare gli elementi della vita reale che fanno riferimento direttamente alle storie di ciascuno.
Dunque tali storie, anche se non sono conosciute nei singoli dettagli, consentono a chi apprende di metterle in relazione con storie conosciute, calarsi al loro interno e, in ultimo, di attribuire un senso al mondo.

Gli esperti di teoria narrativa individuano 4 diversi tipi di narrazioni :

  • Narrazioni ontologiche, dette anche “narrazioni del sé”: vengono usate per dare un senso all’esistenza e per collocare se stessi all’interno della società;
  • narrazioni pubbliche, diffuse da gruppi, istituzioni, famiglie, media e scuole;
  • narrazioni concettuali, elaborate da studiosi e accademici;
  • metanarrazioni, ossia grandi storie che hanno coinvolto enormi quantità di persone nell’arco della storia. Un esempio recente è costituito dalla guerra al terrorismo.

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Errori da evitare nella progettazione di percorsi in e-learning

I corsi di formazione online si sono diffusi negli anni 80′ e, da allora, hanno radicalmente cambiato il mercato della formazione.
Nonostante la crescita dell’e-learning e il conseguente risparmio di tempo e di costi per le organizzazioni, permangono tuttora alcuni gravi problemi, quali la noia dei partecipanti, la mancanza di interazioni, l’irrilevanza e la mancanza di problem solving adeguato alle situazioni reali.

In un recente articolo, apparso su e-Learning Industry, vengono individuati e analizzati 10 errori comuni che si commettono nella fase di progettazione e di sviluppo dei percorsi in e-
learning.

Ecco i 10 errori:

1. Non capire il target di riferimento
Prima di avviare un corso, è sempre necessario conoscere a fondo il target e avere ben chiari gli obiettivi di apprendimento. In particolare le informazioni dovrebbero riguardare:
cosa hanno bisogno di imparare;

  • i loro interessi;
  • i livelli di esperienza;
  • il livello di istruzione.

Senza una conoscenza adeguata di tali elementi, gli allievi non saranno in grado di relazionarsi in modo adeguato al corso e di trarne il massimo vantaggio.

2. Appesantire le pagine con troppo testo
La progettazione di percorsi e-learning fa riferimento alla teoria del carico cognitivo, secondo cui gli studenti sono in grado di assorbire e archiviare le informazioni, solo se la loro capacità mentale non viene sovraccaricata. Quando si inonda la mente dei discenti con una quantità eccessiva di informazioni, si crea evidentemente un sovraccarico cognitivo.
Un buon corso deve:

  • evitare di inserire informazioni non rilevanti;
  • creare una rottura tra concetti complessi, mediante i paragrafi e gli elenchi;
  • evitare di presentare un semplice riepilogo dei dati, fornendo un esperienza divertente e mantenendo alta l’attenzione.

3. Integrazione irrazionale di grafica e immagini .
Le immagini valgono quanto 1000 parole, a condizione che siano rilevanti all’interno del corso. Immagini irrilevanti e di bassa qualità nei corsi e-learning servono solo a distrarre i discenti.

4. Non prestare attenzione alla facilità nella navigazione
Non è sufficiente progettare al meglio i contenuti e le immagini. Anche se si dedica tantissimo tempo a progettare i migliori contenuti e le immagini, se lo studente non è in grado di navigare tra le pagine , l’intero contenuto diventa privo di significato.
Con l’avvento degli smartphone e del touch screen sono radicalmente cambiate le modalità di visualizzazione e di navigazione di pagine e contenuti. Per questo, nella progettazione di un corso e-learning acquista notevole importanza la facilità nella navigazione e nella ricerca delle informazioni.

5. Focalizzare troppo l’attenzione sulla tecnologia
Data la grande disponibilità di strumenti di authoring, di giochi e strumenti di simulazione, di strumenti per l’interazione,
di Learning Management Systems tra cui scegliere, è naturale essere sopraffatti dalla tecnologia.
Però, la scelta delle tecnologie è in funzione dei risultati di apprendimento che si intende raggiungere con il corso.

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7 aree in cui usare l’e-learning come strumento di successo per l’apprendimento e lo sviluppo

Rilanciamo un interessante articolo apparso su e-Learning Industry nel quale vengono individuate 7 aree dove l’e-learning, all’interno delle organizzazioni, può essere usato con successo.

 

1.  Orientamento dei neoassunti
Questo è il tipo più comune di formazione per le organizzazioni.
Al di là del processo di acquisizione delle conoscenze comuni a tutti i dipendenti, i team funzionali si trovano a dover condividere una serie di informazioni specifiche con i nuovi assunti.
Dal comunicare i ruoli degli altri membri del team alla navigazione attraverso un labirinto di risorse aziendali, ogni reparto dovrà spiegare gli strumenti e le tecniche fondamentali per il successo dei loro nuovi assunti.

2.  Percorsi di apprendimento
Aiutano i dipendenti, che così sanno quali corsi seguire e in quale ordine, fornendo loro obiettivi specifici di
apprendimento. L’utilizzo di un Learning Management System (LMS) consente di creare un percorso di apprendimento per i dipendenti. Ogni dipendente deve avere il proprio percorso di apprendimento, dove può vedere chiaramente la direzione del proprio programma di crescita professionale.

 

3.  Conversione della formazione “tradizionale” (condotta da un istruttore) a “mista”
Negli ultimi anni, i professionisti della formazione di tutto il mondo sono stati invitati a convertire il materiale di formazione esistente in moduli di eLearning. Questo ha apportato notevoli benefici, tra cui la riduzione dei tempi di formazione e
la possibilità, per chi apprende, di navigare attraverso sistemi di simulazioni secondo i propri ritmi.

 

4.  Diffusione degli strumenti disponibili
Esistono strumenti molto efficaci per fare formazione online, ma mentre la formazione al loro utilizzo è uno sforzo una tantum per gli esperti della materia, la loro diffusione all’interno dell’organizzazione richiede che i professionisti di apprendimento e di sviluppo impieghino il materiale di formazione on demand in un numero sempre crescente di applicazioni.

 

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Mobile learning: apprendere sempre e dovunque

Quale delle 3 situazioni che seguono può essere definito mobile learning?

1. Siete a casa, la sera iniziate a seguire un corso dal vostro tablet. Il giorno dopo siete in viaggio per lavoro e, mentre aspettate il vostro aereo, tirate fuori il tablet e continuate il corso. Infine, in albergo, accedete di nuovo col tablet e finite il corso .

2. Siete a casa, la sera iniziate a seguire un corso dal vostro computer. Il giorno dopo siete in viaggio per lavoro, e, mentre aspettate l’aereo, andate in una sala con postazioni informatiche e continuate il corso. Infine, dall’albergo accedete di nuovo da un computer e finite il corso.

3. Seguite il corso usando dispositivi diversi (tablet, PC portatile, computer da tavolo)e in tempi diversi.

Tutte sono classificabili come mobile learning. Non solo ma, allargando il concetto di apprendimento, anche quelli che seguono, come spiega Marc Rosenberg in quest’articolo, sono esempi di mobile learning:

  • accedere a un supporto online per aiutare un cliente nella decisione di acquisto;
  • ascoltare, in auto, un podcast del CEO della propria impresa;
  • mostrare a un cliente come accedere a un’applicazione sul suo smartphone, che fornisce ulteriori informazioni sul prodotto che sta acquistando;
  • eseguire la scansione di un codice QR (Quick Response code) con lo smartphone, quando si osserva un dipinto all’interno di un museo, per avere ulteriori informazioni su di esso.

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